Beteyà Digital Farm, a Villa Rosa un progetto di migrazione circolare tra serre di acquaponica e giochi virtuali

In provincia di Enna dal 1998 l’Associazione Don Bosco 2000 oltre ad aver istituito centri di accoglienza porta avanti progetti di migrazione circolare. I migranti, una volta accolti, hanno la possibilità di formarsi per poi riportare nelle terre di origine i nuovi saperi. A Villa Rosa su un bene confiscato alla mafia è da poco sorto Beteyà Digital Farm, un percorso didattico tra sostenibilità e legalità, un progetto pilota con serre di acquaponica che consente di risparmiare molti metri cubi di acqua da esportare in Senegal.

Enna – Piazza Armerina è la cittadina siciliana famosa in tutto il mondo per i mosaici della Villa del Casale, l’esempio supremo di una villa di lusso romana tardo – imperiale, che raccontano le abitudini di vita della classe dominante romana e le influenze reciproche tra le culture e gli scambi nel Mediterraneo antico con l’area nordafricana. Pare che le maestranze che eseguirono i famosi mosaici fossero proprio nordafricani. All’epoca dall’Africa giungevano competenze e abilità utili, in quel caso, a esaltare la bellezza del luogo. Oggi è da Piazza Armerina, e non solo, che competenze e abilità utili a migliorare la qualità di vita vengono trasferite in Africa. Come? 

Nel famoso comune ennese nel 1998 è nata l’Associazione Don Bosco 2000, un’associazione laica che si ispira agli insegnamenti e ai valori del santo salesiano, di cui porta il nome, che ha fatto della sua visione e del suo sistema educativo una chiave per affrontare e superare le ingiustizie e le disuguaglianze del tempo. L’Associazione sin da subito si è dedicata alla creazione di reti di partenariato e alla pianificazione, a livello nazionale ed europeo, di progetti di cooperazione di “migrazione circolare” per creare opportunità di sviluppo nei territori africani di provenienza dei migranti (Senegal, Gambia e Mali). 

L’obiettivo, quindi, è un miglioramento della qualità di vita dei villaggi africani attraverso start-up agricole sostenute dai migranti che, una volta accolti in Sicilia, hanno la possibilità di formarsi in diversi ambiti per poi ritornare nei loro luoghi d’origine con nuove competenze e nuovi saperi